Il software di masterizzazione è solo un’interfaccia grafica tra l’utente e il firmware.
Chi si occupa fisicamente di scrivere il disco è il firmware e non il software di masterizzazione. Quindi il software non influisce minimamente sulla qualità di scrittura.
Le uniche circostanze in cui il software può effettivamente influenzare il risultato finale sono due:
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[li]Il software di masterizzazione contiene qualche bug che invia comandi errati al firmware (ad esempio se l’utente sceglie di masterizzare a 8x e invece il software dice al firmware di scrivere a 22x)
[/li][li]Il software è così pesante che la macchina su cui è installato non riesce a stargli dietro. Se il software richiede risorse troppo grandi che la macchina non è in grado di fornire, la masterizzazione inevitabilmente ne risente. Ad esempio, se il software richiede molta memoria RAM e la macchina ne ha poca, potrebbe succedere che il sistema operativo debba ricorrere al file di paging, e se la macchina possiede un solo HDD questo è un disastro per la masterizzazione, che dovrà essere interrotta ogni pochi MB per permettere al drive di riempire di nuovo il buffer.
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Quindi, il discorso non va limitato solo al software di masterizzazione, ma bisogna tenere conto anche della macchina usata. Su un sistema con processori intel i7 e 16GB di RAM, magari con una batteria di HDD in RAID 5 non si noterà alcuna differenza nella performance di masterizzazione con qualsiasi software di masterizzazione (sempre ammesso che non contenga dei bug gravi).
Il discorso della qualità dei dischi, poi, è inevitabile: nessun masterizzatore/firmware/software di masterizzazione potrà mai trasformare un disco di scarsa qualità in un supporto meraviglioso. Gli inglesi dicono a tale riguardo “Crap in --> Crap out”… Lascio a Roberta l’onere della traduzione 

