Permettetemi di rivolgermi a voi come si conviene ai sovrani.
In sessanta lunghi anni d’esilio ho imparato che in una Repubblica e’ sovrano il popolo e sessant’anni per imparare un concetto elementare non sono troppi per un Savoia.
L’unica frase di senso compiuto che mio figlio Emanuele Filiberto sa dire e’ FORZA JUVE e per fargliela imparare ho dovuto mandarlo ad Harvard.
Ho gia’ inviato una lettera come questa agli italiani attraverso un settimanale che si chiamava CUORE.
Vi chiederete perche’ questa volta abbia deciso di comunicare con voi per mezzo di Internet.
E’ che mi hanno detto che cosi’ il mio messaggio vi arrivera’ in tempo reale,il piu’ consono al mio rango.
In fondo oggi l’unico vero imperatore ,cui tutto il mondo si inchina,e’ il computer.
Ormai lo so perfino io e infatti sto cercando di combinare un matrimonio dinastico fra mio figlio e un I-Mac.
Purtroppo lui rifiuta di unirsi ad un essere senz’anima.Lo capisco povero I-Mac.
Ma torniamo a noi.
Sono certo che l’abrogazione della disposizione che vieta ai rappresentanti maschi della mia dinastia il rientro in Italia creera’ un clima sereno e civile nel Paese.
Magari non nel vostro ,ma nel paese svizzero dove risiedo io ,si: come ha dichiarato commosso il sindaco,sarebbe ora che mi levassi dai coglioni.
Oltretutto ho saputo che in Italia e’ ricominciata la ripresa ed e’ giusto che vi riprendiate anche noi Savoia.
Emanuele Filiberto non vede l’ora di ammirare le bellezze artistiche di cui gli ho tanto parlato:
la Torre pendente di Venezia,la Pieta’ di Raffaello e i Faraglioni di Bolzano.
Anche mia moglie Marina non sta piu’ nella pelle,ma dopo l’ultimo lifting alle guance le succede sempre.
Dall’Italia ho gia’ ricevuto calde testimonianze di affetto.
Il circolo “Bakunin” di Bagnacavallo mi ha inviato un sacco di letame,trasparente metafora della missione fecondatrice,anzi fertilizzante,dei Savoia.
Un anziano fan veneto mi ha telefonato chiamandomi “mona”,di certo sbarazzina abbreviazione dialettale di “monarca”.
L’ho ringraziato dicendogli che io per nascita potrei essere mona ma i veri mona erano mio padre e mio nonno.
Permettetemi di ristabilire la verita’.
I Savoia erano ammirati in tutta l’Europa specie negli zoo.
Come dimenticare Vittorio Emanuele II ,il cui profilo colpi’ insigni uomini di cultura,da Darwin a Lombroso?
E che dire di Umberto I,che nel 1898 permise a Bava Beccaris di cannoneggiare gli operai,determinando il primo vero BOOM dell’occupazione?
Per non parlare di Vittorio Emanuele III,il re che non piego’ mai la testa davanti a Mussolini: si stese direttamente.
Su di lui pesa l’accusa di aver firmato nel '38 leggi antisemite.
Menzogna!!!
Nel 1938 Vittorio Emanuele non aveva ancora imparato a fare la sua firma.E non sapeva nemmeno cosa fosse l’antisemitismo.
Era convinto che si trattasse di una tecnica d’impollinazione delle begonie e infatti si stupi’che per una questione di giardinaggio si dovessero cacciare della gente dalle scuole e dagli edifici pubblici.
Mio nonno lo ripeto non aveva nulla contro i semiti.
Aveva pregiudizi solo contro gli ebrei,i giudei e gli israeliti(tra parentesi faccio notare che questi ebrei hanno un po’ troppi soprannomi per essere un popolo veramente per bene).
E non basta.
Artefice dello Stato unitario,la mia stirpe ha sempre nutrito una grande passione per il Meridione:nel ‘43 scappammo a Brindisi,mica a Milano.
E io stesso ho imbracciato il fucile contro un tedesco.
Vabbe’ era il ‘75 e si trattava di un inerme turista ma e’ il pensiero quello che conta.
L’esilio mi ha visto migrare in Svizzera come tanti poveri italiani.
Con le valigie di cartone (certe cartone da centomila)e un solo cambio di Rolex, ho sopportato le asprezze della vita dell’emigrante: vivere in tre pigiati in un castello,servitu’ scadente e soprattutto l’umiliazione cocente per un aristrocratico,il dramma del lavoro.
Tutti volevano darmene uno.
Mi sono adattato a vendere elicotteri,per tener fede alla vocazione dei Savoia: quella di far
girare le pale a chiunque.
Ma l’italia era il mio unico pensiero,perche’ nella testa di un Savoia due pensieri ci stanno stretti.
Grazie all’intervento della Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo presto potro’ tornare in Italia come libero cittadino.
Quando mia moglie Marina lo ha saputo e’ rimasta a bocca aperta ma dopo l’ultimo intervento estetico alle labbra le succede sempre.
Mi auguro che il presidente Ciampi voglia discutere con me di alcune questioncelle:
il mio appannaggio,il tiro a sei per lo shopping in centro,le cinquanta vergini addette alla mia persona e soprattutto il giorno in cui sloggera’ dal Quirinale,visto che e’ sempre stata la residenza della mia famiglia.
Mi farebbe comodo fra Aprile e Maggio,perche’ mi scade il contratto del castello in Svizzera.
Inoltre pretendo che mio figlio recuperi il suo titolo di Principe di Napoli usurpatogli,sento dire,da un certo Antonio De Curtis.
I malfidati vogliono obbligarmi a giurare fedelta’ alla Repubblica Italiana.
Sappiano che non ho alcuna intenzione di giurare fedelta’ a una cinquantacinquenne che casca da tutte le parti, ho gia’ mia moglie Marina e mi basta.
E poi chissa’.
Un giorno potrei tronare sul trono.
Il mio bisavolo fu il Re Galantuomo,il mio bisnonno il Re Buono,il mio nonno il Re Soldato.
io saro’ il Re Staurato
O il Re Litto.
O il Re Pellente.
O magari in onore del moi passatempo preferito,il Re Volver.
Vedremo.
Nel frattempo non mi spiacerebbe un incarico in politica.
Magari al Ministero della Solidarieta’ Sociale,per alleviare le sofferenze dei miei simili.
Mi occuperei del dramma dei senza casata,dei Borboni costretti a dormire sulle panchine,degli anziani malati di Gotha e privi delle cure dei Medici,della mancanza fra i giovani di sani principi,dell’estinzione dei Delfini.
accoglietemi fra voi in pace,amici.
Abbiate fiducia e grazie al mio crisma regale vi faro’ tutti duchi,baroni,marchesi e conti.
Anzi no.
I conti li farete voi.
Con me.
Dopotutto voi italiani siete sempre quei brutti cattivoni che hanno fatto piangere mio nonno,mio papa’ e lo zio Benito ,ecco ecco ecco.
Vostro
Vittorio Emanuele di Savoia.
P.S. Noterete la scioltezza del mio stile .
Si,mi servo di un italiano impeccabile.
Si chiama Gustavo ed e’ il mio maggiordomo.